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Cultura lunedì 02 aprile 2018 ore 12:53

​Ritrovati due inediti teatrali

Nella Biblioteca di Volterra sono stati rivenuti due manoscritti firmati da Curzio Inghirami intitolati L’Armilla e L’Amico infido



VOLTERRA — Un altro inedito capolavoro teatrale prendere forma, dopo “L’Armilla” la commedia che Curzio Inghirami scrisse all’età di vent’anni, rimasta sepolta per 4 secoli tra gli scaffali della Biblioteca Guarnacci e ritrovata grazie ad Angelo Marrucci, a Simone Migliorini e a Silvia Trovato che hanno proseguito le ricerche con caparbietà tanto da scovare un secondo manoscritto inedito “L’ Amico infido”. Questa volta a dare manforte al lavoro certosino di trascrizione e apparato critico, si è aggiunta anche la professoressa americana Ingrid Rowland, figlia del premio Nobel della Chimica Frank Sherwood Rowland.

Una delle studiose più entusiaste della figura di Curzio Inghirami: “Curzio mi ha insegnato l’umiltà” - ha dichiarato la professoressa della “Notre Dame University” che si è resa subito disponibile a una collaborazione attiva.

“Stiamo correggendo la punteggiatura e ipotizzando alcune parti mancanti del testo” - dice Migliorini - “infatti il manoscritto era così ghiotto che i topi, di biblioteca appunto, ne hanno approfittato, ma non troppo da non rendere godibile il lavoro. Stiamo pensando a pubblicarlo in due lingue Inglese e italiano e a trarne una versione (di entrambe) per una messa in scena contemporanea.

Sono due testi mirabili ed esilaranti di bel teatro all’italiana che niente hanno da invidiare a più noti e blasonati drammaturghi, dell’epoca e non solo, Curzio era un genio, lo abbiamo trascurato, relegandolo a ruolo di colto burlone.” “Queste due commedie sono preziose anche per il linguaggio di cui fa uso e per l’ambientazione volterrana, una lingua sapida, gustosa in totale contrapposizione al teatro seicentesco che conosciamo, pur nella scarsità di veri capolavori teatrali italiani di quel secolo, reggono il confronto anche con eccellenti firme d’oltralpe. Mi ha incuriosito uno dei personaggi che Curzio ha battezzato “Sancio Pancia”, siamo a distanza di pochissimi anni dalla pubblicazione del Don Chischotte. 

Percepisco il teatro di Curzio come anticipatore di quello di Goldoni. Pur mantenendo i Tipi della Commedia dell’Arte, alla maniera che fu anche di Plauto, la emancipa, come in fondo fece Machiavelli o l’Aretino o il Bibbiena. In Inghirami i tipi sono ben delineati, “il parassita”, “L’avaro”, “il servo sciocco”, “il fanfarone”, ma tutti hanno nome e cognome e appartengono a famiglie note volterrane. Inoltre, è estremamente contemporaneo: l’incipit de L’Amico Infido sembra lamentare una condizione sociale economica e politica identica a quella che stiamo vivendo.”


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