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Cultura sabato 20 agosto 2016 ore 17:00

Armilla, l'antico manoscritto tornato alla luce

Della commedia a firma di Curzio Inghirami scoperta da poco abbiamo parlato con il direttore del Festival del Teatro Romano Simone Migliorini



VOLTERRA — È stata ritrovata Armilla, la commedia scritta Curzio Inghirami, uno tra i più celebri intellettuali volterrani del Seicento. Nato nel 1614 nella città etrusca e morto nel 1655, fu un archeologo che passò alla storia per aver scoperto dei documenti etruschi a Scornello, che dimostravano la grandezza di Volterra prima dell’egemonia di Roma. Queste testimonianze vennero però dichiarate false. Inghirami fu, inoltre, Consolo dell’Accademia dei Sepolti, grande studioso ma, fino a ora, non era nota la sua dedizione alle arti sceniche in qualità di autore.

A riscoprire il manoscritto è stato il direttore della Biblioteca Comunale di Volterra Angelo Marrucci che coinvolse Simone Migliorini, attore, regista, fondatore e direttore artistico del Festival Internazionale del Teatro Romano di Volterra, per mettere in scena il testo. A causa, però, della prematura scomparsa del direttore della Biblioteca, il lavoro non fu avviato. Abbiamo intervistato Simone Migliorini per avere informazioni su questa opera inedita.

Potresti darci qualche anticipazione sul manoscritto seicentesco?
“S’intitola Armilla dal nome della protagonista, una ragazza di diciotto anni nota per la sua bellezza, è un intreccio comico, di stampo plautino, che Curzio ha ambientato a Volterra con personaggi volterrani del tempo, non risparmiandosi, forse, feroci ironie nei confronti dei suoi detrattori. La data riporta 30 Giugno 1620, ne esistono solo due esemplari manoscritti. Consta di 5 Atti e 13 personaggi:Meandro Buomparenti(vecchio), Armilla(sua figliola), Smiralda (Balia), Kregolo (Servo sciocco),Rinaldo (giovane innamorato di Armilla), Fulvio(suo servitore), Camillo(giovane innamorato di Armilla), Quintilio (suo servitore),Hortentio (giovane innamorato di Armilla), Ranieri (suo servitore), Capitano Aristofano (innamorato di Armilla), Trana(parassita),Messer Nicostrato (vecchio)”.

Un’opera, dunque, che prende spunto anche dalla quotidianità?
“Siamo ormai al tramonto della riscoperta del classicismo anche in teatro, credo che rappresenti un ultimo guizzo, che si ispira e tiene conto degli stilemi plautini traslati nel contemporaneo, dobbiamo studiarla e capire anche certi riferimenti, certe invettive, non sappiamo quasi nulla di questo lavoro, se fu rappresentato se è rimasto chiuso in un cassetto fino ad oggi. Sembrerebbe di no, perché il meccanismo funziona, lo studio dei personaggi è compiuto e anche l’unità di spazio e di tempo è rispettata; insomma, è un lavoro finito e pronto per essere rappresentato. Ma non si hanno notizie, chi le avesse è pregato di aiutarci nello studio di questo testo e dell’aspetto artistico di Curzio. Tra qualche mese forse ci riusciremo, almeno sul piano editoriale e questo lavoro lo dedicheremo sicuramente a lui".

Capisco, dall’utilizzo dei verbi al plurale, che hai potuto contare sulla collaborazione di altri studiosi, è effettivamente così?
“Ho trovato un’alleata nella decifrazione del manoscritto, che non è di così prontissima lettura, l’instancabile Silvia Trovato, grazie a lei alla sua competenza, alla sua determinazione e al suo entusiasmo tra non molto avremo la possibilità di leggere tutti questa opera comicissima che si annuncia preziosa anche da un punto di vista linguistico, i personaggi volterrani, infatti, sono caratterizzati anche nel linguaggio e negli accenti ancora oggi tipici della nostra città, gli altri, invece, parlano un italiano dell’epoca più letterario.
A differenza delle commedie di Giovanni Villifranchi, di poco anteriori a questa, oggi improponibili se non con un lavoro corposo di riscrittura e riadattamento, questa sembra che sia proprio godibile anche dopo oltre 400 anni al pubblico di oggi”.

State pensando di rappresentarlo o di renderlo fruibile al pubblico?
“Chissà che non ne salti fuori una messa in scena.. perché no? Se avremo risorse artistiche ed economiche.. Vedremo sarebbe un’operazione di grande valore culturale per la nostra città”.

Viola Luti
© Riproduzione riservata


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